Cos’è un atto di fede? (prima parte)

Cos’è un atto di fede? (SEMI n. 231, Dicembre 2020, L’orazione che piace a Dio)

 

Ecco le prime due domande del catechismo di san Pio X:

Sei cristiano? Io sono cristiano per grazia di Dio. Perché dici: per grazia di Dio? Rispondo: per grazia di Dio, perché essere cristiano è un dono del tutto gratuito di Dio che non possiamo meritare.

 

Non solo non abbiamo meritato di essere cristiani, ma non abbiamo potuto meritarlo: Dio non ha voluto che avessimo questa possibilità. «Dio ha deciso di non ricompensare che le sue opere; quello che lui stesso non ha fatto in te, non conta per niente», ci ha detto Taulero (Sermone III per l’Epifania), e ne abbiamo concluso che essere cristiano suppone solo di «lasciare Dio effondersi in noi e trasformarci in lui» (Semi n. 222). E pure, «Dio che ti creato senza te, non ti salverà senza te!», ci dirà s. Agostino. Come conciliare questa assoluta gratuità dell’opera di Dio e la nostra responsabilità nella nostra salvezza? Si tratta di tutta la questione del rapporto tra grazia e libertà o, se lo si preferisce, la questione dell’atto di fede, «atto umano, cosciente e libero», recita il Catechismo della Chiesa Cattolica, ma nello stesso tempo «dono soprannaturale di Dio» (nn. 179-180).

 

L’apparente opposizione tra la libertà di Dio e quella dell’uomo ha avvelenato la teologia cristiana per quattro secoli, per arrivare, alla fine, alla separazione tra fede e ragione ratificata dalla Riforma Protestante. In questo campo come in tanti altri, s. Francesco di Sales ha proposto la posizione cattolica- indicando con questa parola la universalità della verità- ed è proprio su suo consiglio, si dice, che Papa Paolo V avrebbe deciso di impedire ai domenicani e gesuiti di continuare un dibattito (per i conoscitori, le Congregationes de auxiliis) che si basava sul falso problema di una libertà considerata come illusoria dagli uni, o come pura e semplice capacità di fare qualsiasi cosa dagli altri.

 

Francesco di Sales, con tre secoli di anticipo sulla filosofia di Bergson, evita accuratamente ogni definizione teorica della libertà, ma osserva che è un fatto, un dato naturale. Egli osserva che dopo il peccato originale, nasciamo portatori del desiderio di vivere la vita di Dio (biblicamente, ciò corrisponde alla nostra creazione “ad immagine di Dio”), ma incapaci di condurre questa vita e perfino di identificarla, quello che si dice in termini cristiani: ignari della salvezza. Perché questo desiderio possa realizzarsi, Dio deve allora prendere l’iniziativa:

 

Il primo slancio o scrollone che Dio provoca nei nostri cuori, per incitarli al loro bene, si  compie certamente in noi, ma non per mezzo nostro; perché arriva all’improvviso prima che vi abbiamo pensato, o potuto pensare, poiché non abbiamo niente in noi stessi che sia sufficiente per meritare o pensare qualsiasi cosa che riguardi la nostra salvezza;tutto questo viene da Dio, che ci ha amati non solo prima che noi esistessimo, ma ancora affinché esistessimo ed esistessimo in modo santo.

 

Come si comporta Dio per questo risveglio? Francesco di Sales ci insegnerà più oltre a leggere tutte le circostanze della nostra vita come altrettanti inviti provvidenziali; per adesso egli ne indica il principio:

 

            Dopo, Dio viene verso di noi attraverso le benedizioni della sua dolcezza paterna, ed eccita il nostro spirito per spingerlo al santo pentimento e conversione.

 

Francesco ci da qui l’esempio del pentimento di s. Pietro dopo il suo rinnegamento,  poiché Dio colpendo il cuore del povero peccatore” gli apre gli occhi sulla sua situazione sconfortante. In ogni caso, tutta la conversione suppone questa luce venuta dall’altrove:

 

            […] Questa prima emozione e scossa che l’anima sente, la sveglia e la eccita a lasciare il peccato e a volgersi nuovamente verso Dio, e questo risveglio avviene in noi e per noi, ma non tramite noi. Siamo svegliati, ma non siamo svegliati da noi stessi; questa ispirazione ci ha svegliato e per svegliarci, ci ha sconvolti e scossi. […] È in questo sussulto e all’improvviso che Dio ci chiama e ci risveglia tramite la sua santissima ispirazione.

 

A partire da questo sconvolgimento di cui solo Dio è la causa, si apre davanti al peccatore la possibilità di una vita diversa rispetto a quella che conduceva, lasciandolo, tuttavia, perfettamente libero. Nello stesso tempo vede quello che non vedeva prima e prova come una preferenza per questa vita nuova, trovandola migliore di quella vecchia, anche se, senza dubbio, ignora che «Dio solo è buono» (Lc 18.19). Ma questa attrazione non è, tuttavia, una pressione e neanche esattamente una influenza:

 

[…] Malgrado il vigore onnipotente della mano misericordiosa di Dio, la volontà umana rimane perfettamente libera, affrancata, ed esente da ogni tipo di costrizione e necessità. La grazia è così graziosa e prende così gratuitamente il nostro cuore per attirarlo, che non toglie niente alla libertà della nostra volontà; tocca con grande potenza, eppure così delicatamente, le molle del nostro spirito, che il nostro libero arbitrio non ne riceve alcuna violazione. La grazia ha delle forze, non per forzare, ma per allettare il cuore: ha una santa violenza, non per violentare, ma per rendere amorevole la nostra libertà [], così che possiamo consentire o resistere ai suoi movimenti, secondo quel che ci aggrada.

San Francesco di Sales, Trattato dell’Amore di Dio, II,  cap. 9 e 12

 

Qui s’insinua la tentazione intellettualmente mortifera, di confondere la libertà con cui è stato deciso un atto, con la concatenazione che porta all’esecuzione dello stesso: una volta che l’atto libero è stato deciso, noi vediamo solo i risultati che obbediscono alle leggi fisiche, chimiche, psicologiche, etc…, in breve, alle leggi della creazione. Soccombere a questa tentazione sarebbe come se affermassimo che un incidente stradale sia il risultato della velocità dell’auto unitamente alle condizioni della strada, dimenticando che nessuno stava costringendo il conducente ad andare troppo veloce! Il guidatore è libero, non l’auto e, lungi dall’opporsi alla sua libertà, le leggi della meccanica devono applicarsi con una necessità assoluta perché egli possa guidare liberamente.

(Segue)

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