Discernimento

Autore Barsanufio s. e Giovanni monaci reclusi

Se esiste la possibilità di una buona azione, ma un pensiero opposto le resiste, questo dimostra che l’azione è veramente buona. Applicati alla preghiera e veglia; se durante la preghiera il tuo cuore è saldo nel bene e il bene aumenta invece di diminuire, allora sia che l’opposto pensiero che ti travaglia, rimanga, oppure no, sappi che tale azione è buona. Poiché tutto il bene necessariamente patisce una penosa opposizione causata dall’invidia del diavolo; il bene però la supera mediante la preghiera. Se un bene apparente è suggerito dal diavolo, e pure l’opposizione deriva da lui, allora nella preghiera il bene apparente declina, insieme con l’apparente opposizione. In questo caso è evidente che il nemico oppone un pensiero che egli stesso ha insinuato col solo proposito di farci erroneamente prendere per il bene ciò che è male. (S. BARSANUFIO e GIOVANNI monaci reclusi, Lettere ascetiche, 84)

 

Autore Barsanufio s. e Giovanni monaci reclusi

Quando ti proponi di fare qualche cosa e vedi che il tuo pensiero è turbato, e se, dopo aver invocato Dio, rimani turbato, fosse pure da una minima perplessità, sappi che l’azione che vuoi intraprendere, viene dal demonio perciò non iniziarla. Ma se uno resiste al turbamento (se ha in sé un pensiero che oppone resistenza a tale turbamento) allora egli può anche non considerare l’azione proposta come dannosa, ma può accingersi ad esaminare per vedere se è nociva o no; e se è cattiva può abbandonarla, ma se è buona, la compia disperdendo ciò che lo turba. (S. BARSANUFIO e GIOVANNI monaci reclusi, Lettere ascetiche, 96)

 

Autore Barsanufio s. e Giovanni monaci reclusi

è giusto l’impegno di compiere bene un lavoro? Ad esempio, costruire una casa, o far qualcos’altro? Osserva se la cosa che fai è ordinata e bella e non disdicevole, se è fatta per il bene di ciò a cui serve, senza morboso attaccamento. Poiché il Signore gioisce di ogni perfetta abilità. Ma se noti in te una sorta di morboso attaccamento a qualcosa, ricorda il fine per il quale devi compiere ciò, e che tutto è soggetto a deperimento e corruzione, e così troverai pace. Poiché non una sola cosa rimane costantemente nello stesso stato, ma tutto è sottoposto a mutare ed a corrompersi. (S. BARSANUFIO e GIOVANNI monaci reclusi, Lettere ascetiche, 137)

 

Autore Rupnik Marco Ivan

La storia di Giuseppe è estremamente necessaria per la vita spirituale, perché anche nella vita del cristiano normalmente sono rare le teofanie esplicite, i veri flussi di grazia, ma Dio ci guida con la sua sapiente provvidenza attraverso gli incontri, le persone, gli eventi, i luoghi. Si tratta allora di avere la saggezza di discernere e vagliare come le cose che ci stanno capitando, la vita di ogni giorno fa parte della nostra vocazione per la quale Dio ci ha chiamati in vita. In genere non si tratta di rivelazioni eccezionali, ma di quella intima cognizione che negli eventi, negli incontri e nel quotidiano, nella storia, Dio, nello Spirito Santo, parla con me, si comunica, orienta la mia vita a Lui, mi stringe a Lui, mi rende simile a Lui. È quella straordinaria arte spirituale che consiste nel trovare Dio in tutte le cose e in tutti gli eventi e nel trovarsi a vivere (cfr.: I Cor 10,21) e a fare tutto in Dio e con Dio. (M. I. RUPNIK, Cerco i miei fratelli. Lectio divina su Giuseppe d’Egitto, Lipa 2002, pp. 27-28).

 

Autore Diadoco di fotice

È lume della vera saggezza discernere il bene dal male senza sbagliare. Quando ciò avviene, allora la via della giustizia conduce la mente a Dio, sole di giustizia e introduce nello sfolgorio infinito della scienza la mente stessa che cerca ormai con grande fiducia l’amore. È necessario che coloro che combattono cerchino di conservare l’animo libero da interno turbamento, perché la mente, discernendo i pensieri che le si affacciano, possa conservare nel santuario della memoria quelli che sono buoni e mandati da Dio, e scacciare invece quelli che sono cattivi e suggeriti dal demonio. Anche il mare quando è perfettamente calmo permette ai pescatori una visibilità che arriva fino al fondo, di modo che i pesci non sfuggono al loro sguardo. Ma quando è sconvolto dai venti, nasconde con le onde torbide ciò che nella calma mostra chiaramente; e così rimangono infruttuosi tutti gli accorgimenti che usano i pescatori per catturare i pesci.
Ora è soltanto allo Spirito Santo che appartiene il compito di purificare le menti: infatti se non entra quel forte per sopraffare il ladro, la preda non gli potrà essere tolta. È necessario quindi che noi con la pace dell’anima alimentiamo l’azione dello Spirito Santo, ossia che teniamo in noi stessi sempre accesa la lucerna della chiaroveggenza, poiché mentre essa risplende nel segreto della mente, non soltanto quegli attacchi insidiosi e tenebrosi dei demoni vengono scoperti, ma vengono altresì sgominati perché colpiti da quella luce santa e gloriosa.
Per questo l’Apostolo raccomanda: Non spegnete lo Spirito (1Ts 5,19), cioè non rattristate lo Spirito Santo a causa della vostra malizia o dei cattivi pensieri, perché egli non desista dal proteggervi con quel suo divino splendore. In realtà non è possibile spegnere quel lume eterno e vivificante che è lo Spirito Santo, ma è possibile che la sua tristezza, ossia la nausea per noi lo costringa a lasciare priva della luce della conoscenza e tutta avvolta nella oscurità la nostra anima. Il discernimento della mente è la perfetta sapienza con la quale le cose vengono giudicate. Quando l’organismo è sano, con il senso del gusto noi sappiamo distinguere ciò che fa bene da quanto ci fa male e cerchiamo quanto ci piace.
Così è della nostra mente, quando è in perfetto equilibrio. Pur in mezzo a mille preoccupazioni, è in grado di godere pienamente della consolazione divina. Anzi può conservare a lungo il ricordo della sua dolcezza mediante l’esercizio della carità. Questa poi tende a conseguire beni sempre più alti, come dice l’Apostolo: E di questo vi prego: che la vostra carità cresca sempre più in ogni scienza ed in ogni senso, perché tendiate a beni più grandi (cfr. Fil 1,9-10). (DIÀDOCO DI FOTICE, Capitoli sulla perfezione spirituale, capp. 6.26.27.30; PG 65,1169.1175-1176).

 

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Aprile, 2024