Illuminazione

Autore Giovanni della Croce s.

Oh  lampade di fuoco nel cui vivo splendore gli antri profondi dell’umano senso, prima oscuro e cieco, con mirabil valore al lor Diletto dan luce e calore! Quanto dolce e amoroso ti svegli sul mio seno dove solo e segreto tu dimori! Nel tuo spirar gustoso, di bene e gloria pieno, come teneramente mi innamori! (GIOVANNI DELLA CROCE, Fiamma viva d’amore).

 

Autore Merton Thomas

Vedi Contemplazione

 

Autore Origene

Il sole e la luna illuminano i nostri corpi; così Cristo e la Chiesa illuminano le nostre menti. Almeno le illuminano se non siamo ciechi spiritualmente. Infatti come il sole e la luna non cessano di diffondere il loro chiarore sui ciechi che pur non possono accogliere la luce, così Cristo manda la sua luce nelle nostre menti. Ma questa illuminazione avrà luogo soltanto se la nostra cecità non la ostacolerà. Quindi i ciechi seguano prima Cristo gridando: « Figlio di Davide, abbi pietà di noi!» (Mt 9, 27). Poi, quando avranno ritrovato la vista grazie a lui, potranno essere irradiati dallo splendore della luce.
Ma quanti vedono non sono illuminati allo stesso modo da Cristo; ognuno lo è nella misura in cui è capace di ricevere la luce (cfr Lc 23, 8). […]. Non tutti veniamo a lui nello stesso modo, ma «ciascuno secondo la sua capacità». (Origene (ca 185-253), Omelie sulla Genesi, I, 5-7, SC 7, 70-73).

Autore Origene

 

Autore Giovanni della Croce s.

L’anima è come (una) vetrata che è sempre investita dalla luce dell’essere divino, o meglio tale luce dimora sempre in essa per natura, come ho detto.

Quando l’anima fa spazio, cioè elimina in sé ogni ombra e macchia di cosa creata, tenendo la volontà perfettamente unita a quella di Dio – perché amare vuol dire cercare di spogliarsi e privarsi per Dio di tutto ciò che non è lui –, viene immediatamente illuminata e trasformata in Dio.
Questi, allora, le comunica il suo essere soprannaturale, in modo che quella sembra Dio stesso e possiede ciò che possiede Dio. L’unione che s’instaura, quando Dio concede all’anima tale grazia soprannaturale, produce una trasformazione partecipativa tale che tutte le cose di Dio e l’anima costituiscono una sola cosa. L’anima assomiglia più a Dio che a se stessa, addirittura è Dio per partecipazione. È pur vero, però, che il suo essere, anche se trasformato, resta per natura distinto da Dio come prima; proprio come la vetrata che, pur essendo illuminata dal raggio di sole, ne rimane pur sempre distinta. (GIOVANNI DELLA CROCE, Salita del monte Carmelo, II, 5).

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Aprile, 2024