Incarnazione

Autore Basilio di Cesarea S.

Dio sulla terra, Dio in mezzo agli uomini: non un Dio che consegna la Legge tra bagliori di fuoco e suoni di tromba su un monte fumante, o in densa nube fra lampi e tuoni, seminando il terrore tra coloro che lo ascoltano (Es 19,18); ma un Dio incarnato, che con soavità e dolcezza parla a creature che hanno la sua stessa natura. Dio nella nostra carne!…
In che modo, per mezzo di uno solo, lo splendore raggiunse tutti? In che modo la divinità risiede nella carne? Come il fuoco nel ferro:… per partecipazione. Il fuoco, infatti, non passa nel ferro, ma rimanendo dov’è, gli comunica la sua virtù; né per questa comunicazione diminuisce, ma pervade di sé tutto quello a cui si comunica. Così, il Dio-Verbo, senza mai separarsi da se stesso, «venne ad abitare in mezzo a noi », senza subire alcun mutamento, «si fece carne»: il cielo che lo conteneva non rimase privo di lui mentre la terra lo accoglieva nel suo seno.
Cerca di penetrare nel mistero: Dio assume la carne proprio per distruggere la morte in essa nascosta. Come gli antidoti di un veleno, una volta ingeriti, ne annullano gli effetti, e come le tenebre di una casa si dissolvono alla luce del sole, così la morte che dominava sull’umana natura fu distrutta dalla presenza di Dio. E come il ghiaccio rimane solido nell’acqua finché dura la notte e regnano le tenebre, ma tosto si scioglie al calore del sole, così la morte che aveva regnato fino alla venuta di Cristo, appena apparve la grazia di Dio Salvatore e sorse il sole di giustizia (Mal 3,20), fu ingoiata dalla vittoria (1Cor 15,54), non potendo coesistere con la vita. O grandezza della bontà e dell’amore di Dio per gli uomini!
Diamogli gloria insieme ai pastori, esultiamo con gli angeli « perché oggi è nato il Salvatore, che è Cristo Signore » (Lc 2,11)… Festeggiamo la salvezza del mondo, il giorno della nascita dell’umanità. (BASILIO DI CESAREA s., Omelie per la nascita di Cristo, 2,6 ; PG 31, 1459-1462, 1471-1474).

 

Autore Taulero G.

NASCITA DEL VERBO NELL’ANIMA – «Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, il tuo Verbo onnipotente dal cielo si lanciò…» (Sap 18, 14-15). Si tratta oggi di questo Verbo […]. Che luogo è dunque questo, dove Dio viene a pronunciare la sua Parola e generare suo Figlio? Il cuore dove sta per compiersi tale nascita deve mantenersi in una grande purezza, vivere di una vita interiore intensa, in una profonda unione con Dio. Se non si disperde fuori ma rimane raccolto, unito a Dio nel più profondo del suo essere, là Dio sceglie di dimorare.

Come possiamo cooperare a questa nascita, a questa misteriosa ispirazione del Verbo? Come meritare che essa si adempia in noi? Occorre forse applicarsi mediante immagini o pensieri su Dio? Possiamo noi affrettare questa nuova nascita di Dio in noi?  Forse è preferibile, al contrario, vuotarsi di ogni pensiero, ogni parola, ogni azione, ogni immagine e stare davanti a Dio nel silenzio totale, per lasciare che egli agisca in noi? […]. La Parola stessa ha risposto: «Il silenzio […] e una voce mi si fece sentire» (Gb 4, 16).

Raccogli dunque te stesso, se puoi; dimentica tutto nella tua preghiera; liberati dalle immagini di cui sei pieno. Quanto più dimenticherai il resto, tanto più sarai capace di ricevere questa Parola che rimane per te così misteriosa… Fuggi dunque l’attività e i pensieri che ti agitano, perché impediscono la pace interiore. Perché Dio parli  il suo Verbo in noi, bisogna che noi siamo nella pace e nel silenzio. Allora può farci udire la sua Parola; lui, in persona  parla in noi. (TAULERO G., Omelia per Natale, Opere  t. 1, p. 109).

 

Autore Romano il Melode s.

« Il Verbo era Dio… Il Verbo si fece carne »

Ascoltate, pastori, il suono delle trombe… Il Verbo viene generato, Dio viene manifestato al mondo ! E voi, figlie dei re, entrate nella gioia della Madre di Dio (cfr Sal 44,10). Popoli, diciamo : « Sii benedetto, Dio bambino, gloria a te ! »

La Vergine, che non conosceva uomo (Lc 1,34), ha dato alla luce la gioia, l’antica tristezza è cessata. Oggi, l’Increato è nato, colui che il mondo non può contenere entra nel mondo. Oggi la gioia si è manifestata agli uomini ; oggi l’errore è gettato nell’abisso ; Popoli, diciamo : « Sii benedetto, Dio bambino, gloria a te ! »

Pastori…, cantate il Maestro nato a Betlemme…, colui che riscatta il mondo. Ecco che la maledizione di Eva è stata interrotta, grazie a colui che è nato dalla Vergine… Acclamiamo Dio con voci di gioia » (Sal 46,2) ; formiamo un unico coro con gli angeli. Il Signore è nato dalla Vergine Maria per « sostenere quelli che vacillano e rialzare chiunque è caduto » (Sal 144,14), quelli che gridano con fede : « Sii benedetto, Dio bambino, gloria a te ! »

L’autore della Legge si è incarnato sotto la Legge (Gal 4,4), il Figlio non temporale è nato dalla Vergine, il Creatore dell’universo giace nella mangiatoia. Colui che viene generato eternamente dal Padre, senza madre nel cielo, è nato dalla Vergine, senza padre sulla terra, Popoli, diciamo : « Sii benedetto, Dio bambino, gloria a te ! »

In verità, la gioia è appena nata nella stalla. Oggi i cori angelici si rallegrano ; tutte le nazioni celebrano la Vergine immacolata ; Adamo nostro progenitore danza di gioia, perché oggi è nato il Salvatore. Popoli, diciamo : « Sii benedetto, Dio bambino, gloria a te ! ». (ROMANO IL MELODE S., Inno 13, per la Natività ; SC 110, 143).

 

Autore Tommaso d’Aquino

L’incarnazione ci ha conferito non soltanto il beneficio di diventare figli di Dio, ma anche quello di vedere la sua gloria. Infatti, gli occhi deboli e malati non possono guardare la luce del sole: ma quando brilla attraverso una nuvola o un corpo opaco, allora lo possono. Prima dell’incarnazione del Verbo, gli spiriti umani erano incapaci di guardare la luce «che illumina ogni uomo». Perciò, perché non siano privi della gioia di vederlo, la luce stessa, il Verbo di Dio, ha voluto rivestire la carne perché potessimo vederla.

Allora, gli uomini «si voltarono verso il deserto: ed ecco la gloria del Signore apparve nella nube» (Es 16,10), cioè il Verbo di Dio nella carne? […]. E sant’Agostino nota che, perché possiamo vedere Dio, il Verbo ha guarito gli occhi degli uomini facendo della sua carne un collirio salutare… Ecco perché, subito dopo aver detto: «Il Verbo si fece carne», l’evangelista aggiunge: «E noi vedemmo la sua gloria», come per dire che subito dopo aver applicato il collirio, i nostri occhi sono stati guariti. […]. Questa gloria Mosè desiderava vederla e non ne ha visto che l’ombra e il simbolo. Gli apostoli invece, hanno visto il suo splendore. (San Tommaso d’Aquino (1225-1274), Esposizione su Giovanni, I, 178 ss.).

 

Autore Tommaso d’Aquino

«Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita… noi lo annunciamo anche a voi» (1 Gv 1,1-3). Il Verbo fattosi carne si è fatto conoscere agli apostoli in due modi: l’hanno riconosciuto in primo luogo con la vista, come ricevendo dallo stesso Verbo la conoscenza del Verbo stesso, e in secondo luogo con l’udito, ricevendo questa volta dalla testimonianza di Giovanni Battista la conoscenza del Verbo. A proposito del Verbo, Giovanni l’evangelista afferma: «Noi vedemmo la sua gloria»… Per san Giovanni Crisostomo, queste parole si riferiscono alla parola precedente nel vangelo di Giovanni: «Il Verbo si fece carne». L’evangelista vuole dire: l’incarnazione ci ha conferito non soltanto il beneficio di diventare figli di Dio, ma anche quello di vedere la sua gloria. Infatti, gli occhi deboli e malati non possono guardare la luce del sole: ma quando brilla attraverso una nuvola o un corpo opaco, allora lo possono. Prima dell’incarnazione del Verbo, gli spiriti umani erano incapaci di guardare la luce «che illumina ogni uomo». Perciò, perché non siano privi della gioia di vederlo, la luce stessa, il Verbo di Dio, ha voluto rivestire la carne perché potessimo vederla.

a, gli uomini «si voltarono verso il deserto: ed ecco la gloria del Signore apparve nella nube» (Es 16,10), cioè il Verbo di Dio nella carne… E sant’Agostino nota che, perché possiamo vedere Dio, il Verbo ha guarito gli occhi degli uomini facendo della sua carne un collirio salutare… Ecco perché, subito dopo aver detto: «Il Verbo si fece carne», l’evangelista aggiunge: «E noi vedemmo la sua gloria», come per dire che subito dopo aver applicato il collirio, i nostri occhi sono stati guariti… Questa gloria Mosè desiderava vederla e non ne ha visto che l’ombra e il simbolo. Gli apostoli invece, hanno visto il suo splendore. (, Esposizione su Giovanni, I, 178ss.

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Luglio, 2024