Infanzia spirituale

Autore Massimo di Torino s.

La risurrezione di Cristo ci fa rinascere nell’innocenza dei piccoli. La semplicità cristiana fa sua l’infanzia. Il bambino è senza rancore, non conosce la frode, non osa colpire. Così questo bambino che è il cristiano non si infuria quando viene insultato, non si difende quando viene spogliato, non rende i colpi quando viene percosso […] Perciò il Signore dice agli apostoli: «Se non vi convertirete e non diventerete come questo bambino, non entrerete nel Regno dei cieli» (Mt 18, 3). Non dice «a questi bambini», ma «a questo bambino». Ne sceglie solo uno, ne propone solo uno.

E chi è questo bambino dato in esempio ai discepoli ? Non penso che sia un bambino del popolo, della folla degli uomini, che fra tutti offra agli apostoli un modello di santità per il mondo intero. No, non credo che questo bambino venga dal popolo, ma dal cielo. È questo bambino del cielo di cui parla Isaia il profeta: «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio». È lui il bambino innocente che non sa rispondere all’insulto con l’insulto, ai colpi coi colpi, anzi, in piena agonia prega per i suoi persecutori: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34). Così, nella sua profonda grazia, il Signore trabocca di questa semplicità che la natura dona ai bambini. Egli è questo bambino che chiede ai piccoli di imitarlo e di seguirlo. (MASSIMO DI TORINO s., Omelie, 58 ; PL 57, 363-366).

 

Autore Moliniè M. D.

SPIRITO D’INFANZIA – Lo spirito d’infanzia non è […] un pio atteggiamento che si assume per essere gentili: è l’anima del Verbo, è lo Spirito Santo. Il primo a possedere lo spirito d’infanzia è il Verbo. La via dell’infanzia non è una via a buon mercato, è il segreto stesso di Cristo. Solo lo spirito d’infanzia può scrutare le profondità del Padre. Abbiamo il dovere di scrutarle senza fermarci alla paternità in senso lato. Bisogna che il germe della vita trinitaria presente in noi non dorma. (MOLINIÉ M. D., Il coraggio di avere paura, Ed. Parva 2006, p. 42).

 

Autore Massimo di Torino s.

“CHI ACCOGLIE UNO DI QUESTI BAMBINI NEL MIO NOME, ACCOGLIE ME” – Noi, tutti i cristiani, siamo il corpo di Cristo e le sue membra, dice l’apostolo Paolo (1Cor 12,27). Alla risurrezione di Cristo, tutte le sue membra sono risuscitate con lui, e mentre Cristo passava dagli inferi alla terra, ci ha fatti passare dalla morte alla vita. La parola “pasqua” in ebraico vuol dire passaggio o partenza. Il mistero non è forse il passaggio dal male al bene? E quale passaggio! Dal peccato alla giustizia, dal vizio alla virtù, dalla vecchiaia alla fanciullezza. Parlo qui della fanciullezza a proposito della semplicità, non dell’età. Poiché le virtù, anch’esse, hanno la loro età. Ieri l’invecchiamento del peccato ci portava sulla via del declino. Ma la risurrezione di Cristo ci fa rinascere con l’innocenza dei piccoli. La semplicità cristiana fa propria la fanciullezza.

Il bambino è senza rancore, non conosce la frode, non osa colpire. Così, il bambino che è il cristiano non si preoccupa di essere insultato, non si difende se lo si spoglia, non risponde se lo si percuote. Il Signore esige addirittura che preghi per i nemici, che lasci tunica e mantello ai ladri, e che presenti l’altra guancia a chi lo percuote (Mt 5,39s).

La fanciullezza di Cristo supera quella dell’uomo […]. Questa deve l’innocenza alla sua debolezza, quella alla sua virtù. Ed è degna ancor più di lode: l’odio al male viene dalla sua volontà, non dall’impotenza. (MASSIMO DI TORINO S.,Omelia 58, PL 57, 363).

 

Autore Gay Charles

Nella tua anima c’è qualcosa di molto semplice, di molto unito che nel suo ardore ha bisogno di pace

Dio ti guida lì: benedicilo e non muoverti fuori da quest’attrattiva che attualmente ti domina. Questo amore dell’infanzia di Dio ti condurrà alla scienza delle sue perfezioni più presto e più sicuramente di tutte le elucubrazioni della filosofia e anche della teologia, almeno di quella che si trova nei libri. Ma per essere completo, questo amore deve essere pratico: occorre, cioè, cercare, per amore per questo Bambino santo, di divenire come lui, umile, dolce, paziente, docile, abbandonata, nascosta fuori, viva dentro, davanti a Dio e per Dio.

Questa grazia dell’infanzia forma un gran numero di anime e non sarei sorpreso se Dio preparasse nella Chiesa una nuova fioritura di questa magnifica devozione che già nel XVII secolo ha prodotto tanto bene. (CHARLES GAY, Correspondance, Lettres de direction spirituelle, 1ère série, 4e éd., Paris, 1912, p. 138. La traduzione è nostra).

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Luglio, 2024