Martirio

Autore Gregorio Magno s.

Se ci sforziamo con l’aiuto del Signore di conservare questa virtù (pazienza), non mancheremo di ottenere la palma del martirio, anche se viviamo in un tempo di pace per la Chiesa. Infatti ci sono due specie di martiri: l’una consiste in una disposizione dello spirito, l’altra aggiunge a questa disposizione dello spirito gli atti esteriori. Ecco perché possiamo essere martiri anche se non moriamo uccisi dalla spada del carnefice. Morire per mano dei persecutori è il martirio in atto, nella sua forma visibile; sopportare le ingiurie amando chi ci odia, è il martirio nello spirito, nella sua forma nascosta.
Che ci siano due specie di martiri, l’uno nascosto, l’altro pubblico, lo attesta la Verità quando domanda ai figli di Zebedeo: “ Potete bere il calice che io berrò?” Avendo essi replicato: “Lo possiamo”, il Signore risponde subito: “Il mio calice, lo berrete”. Cosa dobbiamo intendere, attraverso questo calice, se non i dolori della Passione, di cui egli dice ancora: “Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice”? (Mt 26,39) I figli di Zebedeo, ovvero Giacomo e Giovanni, non sono morti tutti e due martiri, eppure a entrambi è stato detto che avrebbero bevuto il calice. Infatti, benché Giovanni non sia morto martire, lo è comunque stato, poiché i dolori che non ha subito nel corpo, li ha provati nello spirito. Dobbiamo dunque concludere da questo esempio che anche noi possiamo essere martiri senza passare per la spada, se conserviamo la pazienza nell’anima. (GREGORIO MAGNO S., Omelie sul Vangelo, 35).

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Aprile, 2024