Redenzione

Autore Lubich C.

CORREDENZIONE – Si scorgeva in Lui, nel suo dolore immenso, il suo amore dispiegato, e questa visione infiammava il nostro cuore e spingeva anche noi a valorizzare il dolore personale come espressione del nostro amore a Lui e a diventare, in Lui, con Lui, corredentori. «Colui che conosce l’Amore e unisce i suoi dolori a quelli di Gesù in croce, disperdendo la sua goccia di sangue nel mare del divino sangue di Cristo, ha il posto più onorato per un uomo: essere come Dio venuto in terra: redentore del mondo». «Credi, vale di più un minuto della tua vita in quel lettino bianco, se con gioia tu accetti il dono di Dio … che tutta l’attività di un predicatore che parla e parla e poco ama iddio». (LUBICH C., L’unità e Gesù abbandonato, Città Nuova 2005, pp. 60-61).

 

Autore Concilio Vat. II

L’eterno Padre, con liberissimo e arcano disegno di sapienza e di bontà, creò l’universo; decise di elevare gli uomini alla partecipazione della sua vita divina; dopo la caduta in Adamo non li abbandonò, ma sempre prestò loro gli aiuti per salvarsi, in considerazione di Cristo redentore, «il quale è l’immagine dell’invisibile Dio, generato prima di ogni creatura» (Col 1, 15). Tutti infatti quelli che ha scelto, il Padre fino dall’eternità «li ha distinti e li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8, 29). I credenti in Cristo, li ha voluti chiamare a formare la santa Chiesa, la quale, già annunciata in figure sino dal principio del mondo, mirabilmente preparata nella storia del popolo d’Israele e nell’antica Alleanza, stabilita infine «negli ultimi tempi», è stata manifestata dall’effusione dello Spirito e avrà glorioso compimento alla fine dei secoli. Allora, infatti, come si legge nei santi Padri, tutti i giusti, a partire da Adamo, «dal giusto Abele fino all’ultimo eletto», saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale. (CONCILIO VATICANO II, Lumen Gentium 2).

 

Autore Pietro Crisologo s.

Dio è accusato di chinarsi verso l’uomo, di sedere accanto a un peccatore, di aver fame della sua conversione e sete del suo ritorno, di accettare di mangiare il cibo della misericordia e di bere alla coppa della bontà. Ma Cristo, fratelli miei, è venuto a questa mensa: la Vita è venuta fra questi commensali per far vivere con lui, della sua stessa vita, coloro che stavano per morire. La Resurrezione si è riversata su questa tavola affinché coloro che giacciono nella morte si alzino dalle loro tombe; la Grazia si è abbassata per elevare i peccatori fino al perdono; Dio è venuto dall’uomo perché l’uomo giunga a Dio; il giudice si è seduto alla tavola dei colpevoli per sottrarre l’umanità alla sentenza della condanna; il medico è venuto dai malati per ridare loro le forze esaurite mangiando con loro; il Buon Pastore si è chinato per prendere sulle spalle la pecora perduta e riportarla all’ovile della salvezza (Lc 15,3s).

Ma chi è peccatore, se non colui che rifiuta di vedersi peccatore? Non è forse sprofondare nel peccato, e identificarsi veramente con esso, quando si smette di riconoscersi peccatore? E chi è ingiusto, se non colui che si ritiene giusto? … Andiamo, fariseo, confessa il tuo peccato e potrai venire alla tavola di Cristo. Cristo per te si farà pane, il pane che sarà spezzato per il perdono dei tuoi peccati. Cristo diventerà per te calice, il calice del vino che sarà versato per la remissione delle tue colpe. Su, fariseo, condividi il pasto dei peccatori, per poter mangiare con Cristo. Riconosciti peccatore, e Cristo mangerà con te. Entra coi peccatori al banchetto del tuo Signore, e potrai non essere più peccatore. Entra col perdono di Cristo nella dimora della misericordia (PIETRO CRISOLOGO S. Discorso 30, PL 52, 285).

 

Autore Rupnik Marco Ivan

Vedi Peccato

 

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