Vigilanza

Autore Barsanufio s. e Giovanni monaci reclusi

Vigila su te stesso; i demoni cercano di adescarti verso cose di poco valore, come dormire in una posizione quasi seduta, o senza guanciale, che è lo stesso che “menta e anice e cumino”, e ti incitano a trascurare “i più gravi impegni della Legge” (Mt 23,23), che sono il domare la collera, il reprimere l’irritabilità e l’obbedire in tutte le cose. I demoni gettarono in te il loro seme, per indebolire il tuo corpo, per questo cadi nella debolezza e involontariamente ricerchi il molle letto e la varietà del cibo. È meglio che tu ti trovi bene con un solo cuscino e riposi su di esso con timore di Dio. Metti nella tua pentola condimenti immateriali come umiltà, obbedienza, fede, speranza, amore, poiché chi li possiede imbandisce un banchetto innanzi a Cristo, il Divino Re. (S. BARSANUFIO e GIOVANNI monaci reclusi, Lettere ascetiche, 55)

 

Autore Esichio Presbitero

La vigilanza è un metodo spirituale che, se è durevole e procede volenterosamente, con l’aiuto di Dio, libera ogni uomo da pensieri passionali e parole e opere cattive e, per quanto è possibile, dona la conoscenza sicura del Dio incomprensibile e l’interpretazione dei misteri divini. Essa compie ogni comandamento di Dio dell’Antico e del Nuovo Testamento e produce ogni bene. Essa è propriamente la purezza del cuore, che per la sua grandezza e la sua bellezza (…) Cristo la proclama beata dicendo: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. La vigilanza nell’uomo diviene guida per una vita retta e gradita a Dio; è accesso alla contemplazione (del volto di Cristo) e silenzio del cuore che sempre e ininterrottamente respira e invoca Cristo Gesù, Figlio di Dio e con lui si schiera coraggiosamente contro i nemici. La vigilanza dell’anima è il suo stare alla porta del cuore: essa vede (e respinge) i pensieri che sopravvengono come ladri e compie con sufficiente perizia, se lo vuole, l’esperienza del combattimento spirituale. (ESICHIO PRESBITERO, in Filocalia).

 

Autore Agostino d’Ippona s.

La tua fede è la tua giustizia perché, se credi, ti guardi bene dal peccare; se sei vigilante ti sforzi di fare il bene, e Dio che vede i tuoi sforzi, che conosce la tua buona volontà, che osserva la lotta che sostiene contro la carne, ti esorta al combattimento, ti aiuta perché riesca vincitore, ti assiste mentre combatti, ti rialza se cadi, ti incorona se vinci. (AGOSTINO D’IPPONA S., Commento ai salmi di lode, Ed. Paoline 1986, p. 40).

 

Autore Tommaso da Kempis

Ognuno dovrebbe, stare attento alle tentazioni e vigilare in preghiera (1Pt 4,7), affinché il diavolo non trovi il punto dove possa esercitare il suo inganno; il diavolo, che mai non posa, ma va attorno cercando chi possa divorare (1Pt 5,8).

Nessuno è così avanzato nella perfezione e così santo da non aver talvolta delle tentazioni. Tuttavia bisogna vigilare, particolarmente intorno all’inizio della tentazione; poiché il nemico si vince più facilmente se non gli si permette per nulla di varcare le porte della nostra mente; e se gli si sbarra la strada al di là della soglia, non appena abbia bussato.

Di qui il detto: «resisti agli inizi; è troppo tardi quando si prepara la medicina» (Ovidio, Remedia amoris, II,91). Infatti, dapprima viene alla mente un semplice pensiero, di poi una forte immaginazione, infine un compiacimento, un impulso cattivo e un’acquiescenza. E così, piano piano, il nemico malvagio penetra del tutto, proprio perché non gli si è resistito all’inizio. E quanto più a lungo uno ha tardato torpidamente a resistere, tanto più si è, via via, interiormente indebolito, mentre il nemico è andato crescendo di forze contro di lui. (TOMMASO DA KEMPIS, L’imitazione Cristo, Cap. XIII).

 

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Aprile, 2024