Ritiri spirituali mensili

JAN RUUSBROEC – Lo splendore delle nozze spirituali (l’unità nella vita attiva, affettiva e contemplativa)

Nella vita attiva l’esperienza anche parziale e fugace dell’Amore precede, motiva e rafforza la volontà di purificare la coscienza dai vizi, con l’aiuto soprannaturale della grazia che prepara l’incontro con lo Sposo.

Quest’incontro, nel quale risiede la salvezza e la felicità, suscita nell’anima l’incessante desiderio della pratica delle virtù che non si riduce all’osservanza di una norma morale, superandola nello slancio appassionato della ricerca del Signore, coronato dal dono delle virtù teologali: fede, speranza e carità che introducono l’orante nella partecipazione alla vita trinitaria.

La metafora del triplice andare incontro allo Sposo rimanda alla necessità della continua conversione del cuore nella disposizione a considerare la meta raggiunta come punto di partenza per una più intima unione. Dopo aver riposto in Lui tutte le azioni e aspirazioni, bisogna eleggerLo come unico scopo di tutte le proprie azioni e infine riprendere lo slancio del cuore per amarlo al di sopra di tutto, anche dei suoi stessi doni di grazia.

Solitamente colui che ha raggiunto la perfezione nella vita attiva può, per puro dono di Dio, essere attratto dal desiderio struggente di vedere faccia a faccia lo Sposo e di conoscerlo più intimamente. Procedendo nella nuda fede e puro amore, la perseveranza qualche volta, secondo la promessa del Signore, merita l’appagamento del desiderio del cuore che, sollevatosi a forza d’amore è ammesso alla contemplazione del mistero inaccessibile all’intelligenza naturale, che deve fermarsi accettando di essere illuminata dall’esperienza dell’amore di Dio vissuta nella fede.

Finalmente lo Sposo amato al di sopra di tutto e dei suoi stessi doni viene a dimorare stabilmente nell’anima che progredisce nella vita affettiva –  non più e con le sue proprie forze – sotto l’infusione dello splendore di Cristo luce che penetra nell’anima e nello spirito.

Secondo la visione antropologica del tempo l’autore distingue tre livelli di unione con Dio: l’unità esistenziale o unione con Dio per creazione, l’unità dello spirito, fondata sulla prima, ma diversa per l’aspetto dell’attività spirituale dell’io mediante le facoltà superiori dell’anima: memoria, intelletto e volontà e l’unità delle forze sensitive dell’anima che dà vita al corpo.

L’unità può essere vissuta limitatamente a ognuno questi tre livelli o intensamente a tutti e tre nella perfetta unione a Dio di tutto l’uomo, nell’armonia soprannaturale dell’anima razionale, creata ad immagine di Dio ed elevata a un più alto grado di somiglianza.

L’unione perfetta avviene nella vita contemplativa quando le potenze dell’anima, attratte dal suo profondo centro dallo Spirito nel vincolo dell’amore, divinizzate dalla grazia e illuminate dalla luce di Cristo, hanno dato frutti perfetti di virtù.

Quest’unione avviene nell’uomo spirituale che, nella totale autoconsegna della volontà per la lode e la gloria di Dio solo, abitualmente e liberamente rientra in se stesso per amore dello Sposo; essa costituisce il più alto grado di unione in quanto Dio, donandosi nella sua essenza all’uomo mediante un tocco nell’unità dello spirito senza alcuna mediazione dei sensi e delle potenze, gli si manifesta, lo illumina e lo arricchisce felicemente nel vincolo dell’amore.

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Marzo, 2024