Ritiri spirituali mensili

S. Giovanni della croce, Notte oscura cap. XI. Ritiro spirituale del 19 Ottobre 2025

CAPITOLO 11 Ove vengono spiegati i tre versi della strofa.1. Questo incendio d’amore, comunemente, non si sente agli inizi, perché non è ancora cominciato a causa dell’impurità del naturale, oppure perché l’anima, non comprendendosi, non gli da spazio pacifico in sé. A volte, invece, con o senza questo l’anima comincia a provare improvvisamente una certa bramosia di Dio; quanto più aumenta, tanto più l’anima si vede appassionata e infiammata d’amore di Dio, senza sapere né comprendere né come né donde le nasca quest’amore e quest’affetto. A volte sente solo crescere in sé tanto questa fiamma e quest’incendio da desiderare Dio con ansie d’amore. Ciò è appunto quanto Davide, che pure attraversò questa notte, riferisce di sé nei seguenti termini: Il mio cuore era infiammato, cioè nell’amore della contemplazione, i miei reni si trasformarono (Sal 72,21-22 Volg.), cioè i miei affetti di gusti sensibili sono stati trasformati, sono passati dalla vita sensitiva a quella spirituale, che è la secchezza e la cessazione di tutti i gusti, di cui sto parlando.E io, aggiunge Davide, ero ridotto un niente e non capivo (ibid.); perché, come detto,  l’anima senza sapere dove va, si vede annientata in tutte le cose di lassù e di quaggiù, che soleva gustare. Essa si vede soltanto infiammata d’amore, senza sapere come né perché. E poiché a volte l’incendio d’amore cresce molto nello spirito, le ansie per Dio sono tanto grandi nell’anima da sembrare che questa sete inaridisca tutte le ossa, si appassisca il naturale, tolga il suo calore e la sua forza per l’acutezza della sete d’amore, perché l’anima sente quanto è viva questa sete d’amore. Tale è la sete che Davide aveva e sentiva; dice infatti: L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente (Sal 41,3). È come se dicesse: la sete della mia anima è molto ardente. Questa sete, essendo vivissima, si può ben dire che fa morire di sete. Ma dobbiamo ricordare che la veemenza di questa sete non è continua, bensì intermittente, anche se l’anima abitualmente prova sempre un po’ di sete.2. Occorre ricordare, come ho già detto in apertura, che ordinariamente quest’amore non si sente all’inizio. Al contrario, l’anima prova la secchezza e il vuoto di cui sto parlando. E allora, invece di quest’amore che pure va accendendosi, quel che attrae l’anima per mezzo delle secchezze e del vuoto delle potenze è una costante attenzione e sollecitudine di Dio, con pena e sospetto di non servirlo abbastanza. Ora, è sacrificio non poco gradito a Dio vedere lo spirito affranto e sollecito per l’amor suo (Sal 50,19). Questa sollecitudine e attenzione pongono nell’anima la segreta contemplazione, finché, con il tempo, accendono nello spirito quest’amore divino, dopo che è stato alquanto purgato il senso, cioè le forze e gli affetti naturali, per mezzo della secchezza che pone in lei. Ma nel frattempo l’anima assomiglia al malato che è tenuto sotto cura: tutto è sofferenza in quest’oscura e secca …

7) NOTTE OSCURA 11-13.docx19 ott 2025

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