Siamo semplici!
Autore: Alexandrin de La Ciotat, 1629-1706
La perfetta spoliazione è un manuale per le anime alla ricerca del “puro amore”, grande questione della seconda metà del secolo XVII. Le sue 500 pagine rivelano tracce del maestro cappuccino Benedetto di Canfield (Semi n° 42), ma anche del domenicano provenzale Alessandro Piny (cf. Semi n° 51), che ne redige un’ottima prefazione, forse per coprire con la sua autorità dottrinale frate Alexadrin nel momento in cui i sospetti di quietismo sono onnipresenti (e che d’altronde non risparmieranno Piny). L’opera è divisa in tre giornate, a loro volta in 20-30 “passi” corrispondenti al cammino che Mosè chiede al faraone, di poter fare nel deserto (Es 5, 3), immagine dell’itinerario contemplativo.
Nell’orazione come altrove, Dio ci domanda di fare tutto quello che possiamo, ma non di più; e ci giudica sulla base delle nostre intenzioni, non sui risultati. L’intenzione di chi prova, è certamente migliore se si vede incapace dei risultati. Da questo punto di vista, amare senza sentire che si ama “è una croce molto grande e molto pesante”, ma croce che fu quella di Gesù al calvario e che garantisce la purezza dell’amore.
L’orazione non è fatta per occuparsi dell’orazione, ma per occuparsi di Dio. L’orazione riuscita è quella cercata nonostante le distrazioni, le secchezze e altre incapacità a trovarla: una tale orazione testimonia un certo disinteresse di chi la vive, e quindi la purezza del suo amore.
In generale, volere dei punti di riferimento nella propria vita spirituale è una tentazione: la fede è perdita di se stessi, annegamento, non bagno, nell’oceano dell’amore di Dio. In fondo, poco importa l’origine e l’autenticità di quello che sentiamo o non sentiamo, nell’orazione, se ce ne serviamo per perderci in Dio, senza alcun ritorno su noi stessi. Da questo punto di vista, “tutte le dolcezze, tutte le croci e tutte le luci sono tutte buone, anche se venissero dal demonio”, così che non dobbiamo troppo preoccuparci della loro origine.
Quanto alle “dolcezze amare” che spesso proviamo durante la preghiera, mostrano bene che la presenza di Dio, se è sempre dolce, non è tuttavia sempre facile né gradevole: pensiamo a quelle pietà nelle quali la Vergine della tenerezza è tuttavia invasa da tristezza, stringendo Gesù tra le braccia, come nei giorni della sua infanzia in cui lo teneva stretto al suo cuore.
L’orazione in domande risponde a: ««Come sapere quando è giunto il momento di non fare più ricorso al direttore spirituale, o di non meditare più, o di lasciare questo o quel metodo d’orazione? Più genericamente, come sapere se ci si può azzardare a “volare con le proprie ali” nella vita spirituale?».
Il tema della rubrica è: La dimensione contemplativa della vita