Semi di contemplazione

Numero 219 – Novembre 2019 – Morire per vivere

Morire per vivere

Autore: Anonimo del XVII sec.

 

Commento di Padre Max Hot de Longchamp

L’AUTORE Troviamo questa lettera nel quarto volume del Direttore mistico (cf. Semi n°101) pubblicato nel 1726. Oltre agli scritti di Jacques Bertot, vi si trovano lettere di autori sconosciuti, accanto ad altre di Mauro di Gesù Bambino (cf. Semi n° 63) e di Madame Guyon (cf. Semi n° 86). L’autore di quella che citiamo è una donna, ma non sappiamo chi sia.

IL TESTO Si riconoscono in questa lettera i temi cari al fondatore di questa scuola spirituale, Jean de Bernières (cf. Semi n° 37): l’annientamento, la perdita, la morte, la distruzione, etc., necessarie per la pienezza interiore del cristiano. Queste parole hanno spaventato i censori, facendo del torto a quella scuola, mentre non si tratta che di un genere letterario dell’epoca. Morire non è uccidere, e questi autori non fanno altro che andare fino al culmine dell’indifferenza verso se stessi e ciò è la chiave della liberazione interiore apportata da Cristo: un autore come Bernières, uomo di grande carità nella sua città di Caen, sostenitore delle missioni della Nouvelle France, protagonista instancabile di tutte le iniziative pastorali del suo secolo, dimostra che il puro amore, che si rimprovererà a Fénelon o a Madame Guyon, è l’amore liberato da ogni ritorno su se stessi, e non la caricatura quietista degli illuminati di tutte le epoche.
§ 1. Si intuisce nell’autore un’anima immersa nel grigiore che accompagna molto spesso una vita peraltro raccolta e preoccupata della sola volontà di Dio: senza fervore (“secchezza e oscurità”), insensibile alla presenza di Dio, ivi compreso nel momento di fare la comunione o di pregare, convinta di essersi smarrita. Deve tentare malgrado tutto di ritrovare il fervore perso? No, deve invece “perdere ed annientare la sua anima”, e il seguito ci dirà perché.
§ 2. Un musicista o un ballerino non pensa alla musica o alla danza quando pratica la sua arte: egli pensa soltanto al piacere del suo pubblico. Lo stesso per la vita spirituale che cessa di essere tale, non appena mira ad altro che non sia il beneplacito di Dio: in questo senso i termini perdersi, morire, non indicano una distruzione, ma l’oblio di se stessi…

Il tema della rubrica è La ragazza che imparò a inginocchiarsi

Morire per vivere – 219

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