Da ciò che appare, sembra che l’anima, che è attaccata a una così dolce e deliziosa presenza come quella di Dio, trovi molto duro separarsene. Tuttavia ella va indifferentemente e con una semplice obbedienza a tutto quello che Dio vuole da lei; così se le si domandasse: «Vuoi restare lì, o allontanartene?» ella risponderebbe: «Il mio volere è Dio; lo troverò là come qui: questo mi basta».
Questa suora visitata dal Principe celeste, si allontana dall’orazione, se ne va agli esercizi della comunità dove la sua carica la chiama. Questa suora sostiene Dio e si astiene da Dio. Lo sostiene non perdendo di vista la sua presenza; le sembra perfino di andare verso Dio quando lei va, per esempio, al parlatorio, perché vi trova Dio e lei si mantiene in Dio: «Poiché Dio è intimamente in ogni luogo, il mio luogo, dice, è Dio!» Là, ella sostiene Dio in quanto ci sta, non meno che altrove, esente da curiosità, vanità, inutilità e altre impertinenze e in quanto rigetta tutto ciò che è del mondo, dell’amor proprio e delle passioni. Da ciò è facile notare che sostenere Dio è tenersi fuori da se stessi e dai propri movimenti, per mantenersi in Dio. […].
Astenersi da Dio è quando, in seguito alle visite familiari di Dio che un’anima riceve nel suo interiore, in seguito anche alle luci straordinarie da cui è illuminata, ella non fa apparire nulla al di fuori e, al contrario, li nasconde per quanto possibile. Lungi dall’innalzarsi, coglie l’occasione per umiliarsi di più; va con indifferenza e anche con gaiezza a qualsiasi esercizio e lavoro, anche se si tratta di lavare i piatti, spazzare, etc. […] Così, si astiene da Dio: non ci si accorge che …
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