- L’anima in cerca di Dio e che ci ha seguito fin qui con fiducia, può adesso dire gioiosamente: “Ho trovato Colui che la mia anima ama” (Ct 3,4). Da ora in poi, può benissimo cambiare nome, e chiamarsi “anima in godimento di Dio” perché in verità ha trovato il suo Dio che inseguiva da tempo per amore [da lungo tempo]; non in qualche immagine, forma o somiglianza, ma come lo desiderava il suo cuore, al di sopra di tutto. Sì, essa non può desiderare di più di quello che ha trovato in Lui.
- In effetti, ella vede che tutto ciò che si trova al di là non appartiene a questa vita presente, ma a quella che verrà e che lei attende, in cui contemplerà in totale luminosità colui che in questo esilio può contemplare solo nell’oscurità che precede l’aurora; e per questo ella viene completamente meno. Infatti, lei sa che ciò non può esser afferrato e neppure desiderato quaggiù e così lascia che sia Dio a risolvere la cosa. Questa anima percepisce anche che tutto quello che è inferiore a ciò che ha, è meno di quello per cui è stata creata e che deve ancora ricevere in questa vita; per questo non può contentarsi né trovare riposo.
3. Questo fa sì che l’anima arrivata fin qui, non può desiderare di più né accontentarsi di meno, perché ha …..