Semi di contemplazione

N.281 – Orazione e Solitudine – Hubert Jaspart, Solitudine interiore, cap. VIII, ed. francese Paris, 1965 Mese di Giugno

1. La prima cosa che l’anima solitaria deve fare, è di presentarsi all’orazione con tutta umiltà non avendo altro oggetto che la sola volontà di Dio, non facendo altra cosa, per tutto il tempo dell’orazione, che abbandonarsi, annientarsi e inabissarsi, per quanto può, nella profonda solitudine della volontà di Dio, senza preoccuparsi molto se è fervente o arida, nella luce o nelle tenebre, perché non è per tutte queste cose né per altre intenzioni che si è presentata all’orazione, ma unicamente per piacere a Dio e seguire la sua guida e la sua volontà nel modo e nella via per i quali a lui piacerà condurla nella luce o nelle tenebre, nel fervore o nella tiepidezza e secchezza, poiché l’uno e l’altra per lei sono una stessa cosa.
2. Ella rimane sempre in riposo nel suo abbandono alla volontà divina, senza alcuna ricerca di sé, né consolazioni, né devozioni, né fervori e affezioni sensibili: questi effetti possono essere causati dalla natura e dal diavolo, nelle anime buone e cattive, senza che esse li riconoscano come tali, essendo coperti da un manto di pietà, che spesso è soltanto empietà e impedimento all’anima per trovare Dio, per unirsi a lui e donarsi a lui. Le anime devono rinunciare a tutte queste cose come inutili e nocive, semplicemente distogliendosene,…………..

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